.Adoro scrivere a mano. Adoro tutto ciò che ruota intorno alla scrittura. Penne, quaderni, carta, diari, libri. Adoro scrivere, nel senso fisico del gesto. Ricevere una lettera con l’intestazione scritta a mano mi provoca ancora una certa emozione. Ancor prima di aprirla analizzo la calligrafia, lo stile ed immagino la persona che ha scritto quelle parole. Dietro la scrittura si nasconde un mondo. Ormai non siamo più abituati a scrivere a mano, ci vuole troppo tempo e pare che non ce ne sia mai abbastanza. Io personalmente adoro dedicare del tempo alla scrittura a mano, così come mi piace scegliere personalmente la carta su cui scrivere, la penna, l’inchiostro, il tratto più indicato.

Una lettera scritta a mano ormai è una rarità. Quando scrivo, scelgo ogni parola con attenzione. Penso al destinatario, a come reagirà quando aprirà la busta e leggerà le mie parole. Scegliere il foglio, scrivere con la penna giusta, piegare, imbustare, affrancare e spedire sono tanti gesti fatti solo per quella persona che riceverà la lettera. Le parole sulla carta fissano quello che vuoi dire, non puoi cancellarle o modificarle. Per questo ci metti più attenzione quando scrivi. Ciò che scrivi sulla carta resiste con il passare degli anni e ti regalerà emozioni, sempre…

Per le mie occasioni speciali scelgo la carta di Amalfi, meravigliosa al tatto, così come alla vista e all’olfatto…

La carta di Amalfi

La carta di Amalfi è un pregiato tipo di carta prodotto fin dal Medioevo nella città campana da cui prende il nome. Oggi la carta di Amalfi è un prodotto di nicchia, riconosciuto ed apprezzato dai veri intenditori. E’ prodotta dalle cartiere che ancora resistono sul mercato ed utilizzata in occasione di cerimonie ed eventi di prestigio, per la stampa di opere editoriali di valore e nei settori del disegno e della pittura. Lo Stato del Vaticano utilizza la carta di Amalfi per la sua corrispondenza, così come noti personaggi presenti e passati, quali Mozart, Lord Byron, Oscar Wilde, Stendhal, Guttuso, Sofia Loren, G.W. Bush, Robert de Niro, Tony Bennett…

Io personalmente ogni volta che mi reco ad Amalfi, prima di entrare nella maestosa Piazza Duomo, attraverso la Porta della Marina e mi fermo in un una incantevole bottega chiamata Tabula. Un vero e proprio scrigno di tesori nascosti, dove poter trovare articoli e prodotti esclusivi dedicati alla scrittura a mano e al disegno.  Entrare in una di queste botteghe è come fare un salto nel passato. Tutto ciò che ti circonda richiama atmosfere di altri tempi, dove la parola veniva impressa sulla carta e rimaneva incisa lì per sempre. Devono letteralmente trascinarmi fuori altrimenti perderei ore a visionare tutti gli articoli esposti: elegante carta da lettere, biglietti da visita, album, quaderni e rubriche con copertine in pelle, carte decorate, marmorizzate e rilegate a mano, raffinate partecipazioni di nozze, pregiata carta da disegno e per acquarello, penne realizzate con vere piume di uccelli, sigilli personalizzati, inchiostri e ceralacca. E ancora: riproduzioni di antiche stampe e acquerelli dipinti a mano da artisti locali, editoria di pregio, stampe antiche e dipinti dell’800 e del 900 dei pittori viaggiatori italiani e stranieri, tutto su carta di Amalfi, naturalmente!

Storia della carta di Amalfi

Ad Amalfi la lavorazione della carta si apprese grazie agli scambi commerciali con il mondo arabo intorno al XII secolo. Gli Arabi importarono e diffusero in Occidente l’uso e la lavorazione della carta la cui tecnica avevano appreso dai cinesi. La carta prodotta ad Amalfi, chiamata anche Charta Bambagina, veniva ricavata non dalla cellulosa, bensì da stracci e cenci di lino, cotone e canapa di colore bianco, attraverso un particolare tipo di procedimento. Fu subito molto richiesta dalle corti degli Angioini, degli Aragonesi, del Vicereame Spagnolo e nella corte Borbonica. Ma anche per i documenti del ducato, delle sedi vescovili e per scrivere atti notarili. Nonostante l’utilizzo di questa carta venne proibito nel 1220 da Federico II per i documenti ufficiali, in quanto considerata meno resistente della pergamena, essa continuò ad essere prodotta e utilizzata per secoli. La carta fu lavorata a mano fino al 1700. Poi con l’avvento dell’industrializzazione, si passò a lavorare con le macchine. E da qui iniziò la crisi per i cartai amalfitani e le loro famiglie. La politica protezionistica del governo borbonico provò a rallentare la crisi, aumentando il numero delle cartiere, ma il tracollo era ormai vicino. Nel 1954 una violenta alluvione distrusse quasi tutte le cartiere. Solo tre si salvarono, mentre le altre non vennero più ricostruite: la Cartiera Imperato, la Cartiera dei Milano, riconvertita in un Museo (Museo della carta) e quella degli Amatruda, che continuano ancora oggi a produrre carta a mano.

 

 

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