La Costiera è un piccolo pezzo di Paradiso a disposizione di tutti, basta saperne cogliere ogni sfumatura e magari decidere di rimanere, come ho fatto io, assaporandone ogni morso.

La gente della Costiera amalfitana è gente forte, amichevole, ospitale, accogliente, ironica, socievole ed altruista. Per me vivere e lavorare in Costiera è stata una scelta di cuore, non ponderata, come un colpo di fulmine. La razionalità non c’entra, entrano in campo i sentimenti. E’ stata e lo è ancora per me un’esperienza unica, un privilegio.

Alluvioni, disoccupazione, criminalità, apatia, problematiche sociali varie, tanto care ad un certo tipo di giornalisti snob e conformisti, sono situazioni reali che affliggono la zona. Ma la gente forte, di cui sopra, è abituata storicamente a trovarsi di fronte a problemi da risolvere ed è come se avessero ereditato la forza per sopravvivere a tutto.

Per gli abitanti locali parole tanto di moda quali problem solving, resilienza, sinergia, job-sharing si traducono con un’unica frase o meglio azione: l’arte dell’arrangio, ossia il sapersela cavare in ogni situazione, pensando che se c’è un problema, c’è anche una soluzione e se così non fosse … “addà passa’ a’ nuttata…” .

Detto partenopeo e non poteva essere altrimenti, che vuol dire: avere la certezza che il sole sorge sempre, anche dopo la notte più scura, avere la capacità di sdrammatizzare e la speranza che alla fine tutto s’aggiusta. È la gioia di vivere delle persone che qui sono naturalmente amichevoli. Ti fanno sentire a tuo agio, subito. Non importa da quale parte del mondo tu provenga, ti sorridono, ti stringono la mano e ti baciano. A volte sembrano essere chiassosi, ma è solo perchè vivono la città, si incontrano e camminano insieme, complice anche il bel tempo quasi tutto l’anno.

E’ comune vedere gente a qualsiasi ora per strada che chiacchiera, sorride, urla, gesticola, anzi, ogni parola è correlata ad un gesto ed è piena di significato (…ma qui ci vorrebbe un capitolo a parte e sarà mia premura tenere un videocorso su gesti e parole con triplo significato, più significato nascosto, tipico del Sud Italia). Ancor più quando gli uomini parlano – e lo fanno spesso, molto spesso – di calcio, che qui è una questione di fede. Come la mamma, la propria squadra non si tradisce mai. Non c’è donna o altro sport che tenga.

I bambini giocano fuori, per strada (“o criatur addà pazzià ‘o pallone…) e urlano e ridono. Si sente tutto ed è bello. Non fastidioso come il rumore del traffico o dei clacson.

Ma ciò che mi ha colpito di più, vivendo qui, è l’ironia che accompagna la vita quotidiana.

Quest’arma segreta, lo è davvero, insieme al sorriso, viene utilizzata per affrontare i problemi e sdrammatizzare la tragicità della realtà. E che dire del loro essere naturalmente altruisti? L’abitante del posto si mette a disposizione per aiutare chi si trova in difficoltà, non ride delle disgrazie altrui ma se ne dispiace sinceramente e anche se non può far nulla, ti invita a prendere un caffè ed ascolta i tuoi problemi, che piccoli o grandi che siano, qui diventano  disgrazie, a cui partecipa attento anche il barista, che se soffri, il caffè te lo offre. Ti senti accolto, anche se straniero e questo ti fa sentire bene e desideroso di rimanere.

 

 

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